Outdoor, undertourism, turismo slow negli antichi borghi medievali, sostenibilità, holiday working, turismo di prossimità ai grandi centri, turismo enogastronomico, enoturismo. E ancora relax, food&wine tour, wine-trekking, cicloturismo dolce, natura, fiere, mostre, arte da riscoprire, patrimonio storico ed eventi sportivi slow di massa non profit come la Monsterrato-Strade Bianche Monferrato : fermiamoci pure qui ed avremo già disegnato il perfetto identikit di terre d’Italia come il Monferrato, paradiso vitivinicolo tutelato dall’Unesco a 50′ di autostrada da Milano, Torino, Genova e dall’aeroporto di Milano-Malpensa.
LA RESISTENZA Eppure, mentre il mondo del lavoro e del turismo discute ed esalta questi valori, girando il lungo e in largo il Monferrato hai la netta sensazione che sia ancora vincente il partito di chi nel deserto proclama “perchè dobbiamo far venire qui la gente?”, di chi non vuole nessuno attorno da fuori, di chi guarda con sospetto i forestieri (che poi sono gli stessi che spaccano le strade bianche, costringono di fatto i figli ad emigrare in cerca di lavoro e condannano il futuro, le prospettive e la ricchezza di un’area regionale).
LA BOTTA Se la sensazione è corretta, è su questo punto, su questa arretratezza ed aridità culturale che il lavoro degli amministratori pubblici e delle strutture preposte allo sviluppo del turismo deve farsi sentire con forza e competenza. E per avere qualche possibilità di cambiare lo status quo, questo intervento dovrà per forza essere dirompente, veemente, anche provocatorio. Diamoci da fare.
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